di Luciana Spina
Ken Yu Shin asd

Per ogni madre il proprio pargolo è speciale, così confesso che in più di un’occasione l’ho pensato anch’io.
La differenza è che io l’ho pensato per le cose “alternative” che le facevo fare. L’aikido rientra tra le attività non convenzionali e inusuali che una bambina può fare!

Alla lezione di prova presso il Dojo Ken Yu Shin del maestro Piero Villaverde, c’erano per lo più maschietti.
Lei era piccola d’età, ma alta e longilinea.

Naturalmente all’inizio prendeva l’aikido come un gioco, si sentiva un po’ come il protagonista di Kung Fu Panda e io la “stuzzicavo” come i cinque cicloni.

 

Mi piaceva che facesse qualcosa di non stereotipato. Bello il balletto, ma che noia. Bella la pallavolo, ma le partite anche no.

Così vederla in quel kimono bianco mi riempiva di orgoglio e ho continuato ad essere fiera di lei perché ho riscontrato un piacevole cambiamento.
L’aikido l’ha fatta crescere.

Dal punto di vista caratteriale ha imparato il rispetto, la collaborazione e la disciplina, nonché a controllare l’aggressività e a relazionarsi con sé stessa e con gli altri in modo più sereno; infine, l’aikido ha rafforzato la sua autostima.

Dal punto di vista fisico, è migliorata la sua posizione posturale e coordinazione psicomotoria e ha un maggiore controllo muscolare.
Sono soddisfatta della crescita di mia figlia e sono davvero contenta della strada anticonvenzionale intrapresa


n.d.r.: l’immagine di copertina è tratta dal libro A scuola di aikido di Francesco Dessì, ed. Budo Books